Riportiamo volentieri il bell’articolo pubblicato su “Nuova Scintilla” di questa domenica a firma di Piergiorgio Bighin, dal titolo: “Il Monastero del mare“.
Vi si racconta, in modo delicato e splendido, di padre Cesare, della sua presenza stabile, durante l’estate, alla Madonna di Lourdes e della sua testimonianza di fede gioiosa e contagiosa.
C’è un monastero sulla sabbia di Sottomarina dove ogni mattina alle 7.15 precise si celebra la Messa e la preghiera guidata delle Lodi per tutta l’estate. C’è un monastero del mare per gli insonni accolti nel bel mezzo della vacanza estiva, quando ti svegli troppo presto e ti chiedi che fare, per chi cerca qualcosa che sia più della sabbia del sole e del mare, per chi ritorna dall’alba sulla diga e si imbatte in questa strana costruzione dove una volta c’erano le anguriare… Geniale monastero di mare posto lì in mezzo al passeggio sul litorale, pietra d’inciampo che ti cambia lo sguardo, il passo, il tuffo nell’acqua.
È una chiesa difficile da ‘tenere’ tra la sabbia che penetra dovunque con il vento di mare, calda d’estate e freddo d’inverno, eppure ha impressa una Presenza misteriosa perché le cose parlano e raccontano la cura di un uomo. Per grazia accade che i particolari acquistino un volto e un nome, le porte non chiudano ma aprano alla luce, le piccole strade attorno alla costruzione diventino cammini, percorsi, vie crucis e le aiuole giardini fioriti.
Occorrerà che ci facciamo spiegare bene come sia possibile trasformare la realtà così, voler bene alle creature e alle cose, alle persone regalando loro ogni mattina un particolare trasfigurato della vita. Così veniamo a sapere, con discrezione durante la Messa, che il babbo di don Cesare sta male e poi che se n’è andato in pace, accudito amorevolmente in casa dal Don e dalla sorella e non ci può essere la mestizia, ma la gioia cristiana perché la morte è il dies natalis… Apprendiamo il significato della liturgia nelle piccole osservazioni e nei gesti che accompagnano il rito della Messa. Siamo davanti allo stupore di un uomo innamorato di Dio, di Gesù e di Maria, capace di tirarsi dietro un gregge di centinaia di persone a recitare “lodi” davanti al sole che sorge in cima alla diga e offrirci poi sul sagrato le brioches e il cappuccino dopo la Messa officiata dal parroco don Pierangelo.
A partire da questa lode mattutina può trasfigurarsi la nostra realtà di ogni giorno, il nostro lavoro quotidiano può divenire offerta. È un rinnovarsi che avverto in me giorno dopo giorno di questa torrida estate (ma non temete, quando il caldo è troppo ci viene offerto anche il condizionatore…). Ciò che avviene su quell’altare determina la forma e il contenuto della cultura quotidiana, aiuta a mantenere l’attenzione concentrata nel punto dove dovrebbe essere. Una chiesa che funziona come il corpo di Cristo vivo e pulsante in cui si recupera il culto liturgico e l’ascesi, in cui puoi addirittura ridiventare la persona che avresti dovuto sempre essere e la vita tutta riacquista sapore. Anche le piccole regole che ci sono date, per dir la verità con tanta ironia benedettina dal nostro abate, sui modi in cui pregare, leggere e rendere culto, aiutano a pensare in modo autenticamente cristiano. Così ci diventano pian piano familiari alcuni volti tra i santi straordinari di questo periodo estivo, che di volta in volta ci sono presentati talora con aneddoti anche personali (Leopoldo Mandic, Padre Massimiliano Kolbe, Santa Maria Goretti, Santa Monica mamma del grande Sant’Agostino). Una predicazione essenziale, attenta ai piccoli episodi della vita, un fiore che sboccia per un giorno dopo anni di attesa, frate merlo che risponde al canto dell’ufficio mariano, la misericordia gratuita del perdono d’Assisi… E così ci si fa compagnia, una compagnia che dura tutta la giornata fino al prossimo mattino. È la compagnia cristiana che attraversa il tempo e lo consegna a Dio. Grazie, don Cesare, per questa estate nel ‘monastero della pace’ con te, custoditi tra la confusione del mondo e della Chiesa di oggi, aiutati a non perderci i segni di Dio per noi…