DAL SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI

 

Prosegue il Sinodo dei vescovi sui giovani, iniziato lo scorso 3 ottobre. Anche questa settimana ci sono state varie sessioni di lavoro. “Signore cosa vuoi che io faccia?”. La domanda del giovane 23enne Francesco d’Assisi chiamato nel XIII secolo a “riparare” la casa di Dio è la stessa che risuona oggi nel cuore di ogni giovane. Rispondere alla voce del Signore infatti conduce a trovare il vero senso della vita, corrobora il vigore fisico, la forza d’animo e il coraggio tipici della condizione giovanile. San Francesco – come tutti i santi – non ha abbracciato un’idea, ma incontrato un uomo: Gesù. Conoscere Cristo Risorto e il suo andare controcorrente è uno stimolo alla testimonianza che i giovani sono chiamati a portare al mondo. Lo dimostrano i tanti che si sono fatti “ambasciatori della vita” in quei Paesi in cui essa è messa a repentaglio da leggi che la contrastano.

L’arte dell’accompagnamento spirituale e del discernimento è indispensabile, ma non dev’essere prerogativa esclusiva di sacerdoti e consacrati: il Sinodo chiede il coinvolgimento di giovani coppie, ma avverte: “No all’improvvisazione”. Se un giovane non trova accoglienza, rischia di allontanarsi e cercare risposte sbagliate, spesso deluso da scandali e indifferenza. Chi accompagna ha quindi il dovere di essere testimone credibile, di avere una fede solida ed è chiamato ad ascoltare, consigliare e poi farsi da parte con fiducia, esultando per ogni traguardo raggiunto. L’atteggiamento è quello dell’empatia e non della semplice simpatia: i formatori devono infatti riconoscere innanzitutto l’umanità e fallibilità dei giovani perché è lì che Cristo vuole incontrarli per sollevarli dall’errore.

Il Sinodo inoltre chiede di incoraggiare la partecipazione alla Messa e all’adorazione eucaristica. Non sono sufficienti infatti solo “sforzi orizzontali”, ma sono necessari anche quelli “verticali” finalizzati ad aiutare il giovane ad alzare lo sguardo verso l’alto perché Dio è con loro. Essere accoglienti, mostrare mete alte e la proposta esigente del Vangelo sono due caratteristiche dell’accompagnare tanto al matrimonio, quanto al celibato per il Regno di Dio. Le due vocazioni vanno valorizzate in egual modo dalla Chiesa perché rientrano entrambe nella più grande “vocazione battesimale” propria di ogni cristiano. Se i grandi non hanno grandi sogni, è stata la riflessione dei Padri Sinodali, come potranno ispirare i giovani? I giovani sono il presente e il futuro della Chiesa. Negli interventi alcuni hanno evidenziato l’inadeguatezza di una proposta ecclesiale centrata su un teismo etico di fronte alla profonda sete dello spirito dei giovani. Essi desiderano Gesù, e la Chiesa ha il dovere di mostrarlo: non è “tempo perso” quello dedicato alla pastorale delle nuove generazioni. In mezzo a tante voci, i giovani hanno bisogno di discernere quale voce viene dal Signore, e non desiderano che gli adulti prendano decisioni al loro posto, ma che anzi li aiutino a non rimandare le scelte importanti della vita. Toccante la testimonianza di chi ha ravvisato la necessità di non sottovalutare i pericoli che i ragazzi incontrano nel web, cioè nel mondo reale e virtuale. Il cuore umano è fatto per la Bellezza, la Bontà e la Verità che solo la Chiesa-madre può rivelare.

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