«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,24-32)
Nel mondo antico, tutte le “stelle” – ovvero i dominatori, i re, gli imperatori, i faraoni – erano scambiate per divinità. Sembravano immortali e potenti, ma erano “stelle cadenti”, effimere ed inconsistenti.
Gesù, utilizzando il linguaggio apocalittico, rivela che i potenti – quelli che guidavano la vita e le scelte degli uomini, seducevano i popoli e li ingannavano con false promesse di successo – avrebbero perso il loro fulgore, si sarebbero oscurati e nessuno più li avrebbe considerati come delle divinità.
Grazie al Vangelo, annunciato dai discepoli, si toglie il velo che copre la faccia della terra e una nuova luce si accende sul mondo: crollano imperi e poteri, e un vero e proprio capovolgimento attende la storia. Per Gesù non ha più scampo nemmeno l’immagine di un Dio “giustiziere e vendicativo”, che tanto si è radicato nelle menti e nei cuori, ma che è solo un idolo creato dagli uomini nel quale hanno proiettato i loro criteri di giustizia.
C’insegni il Signore Gesù ad aprire gli occhi e a cogliere i segni (come segno è il fico che germoglia e annuncia l’arrivo dell’estate) con cui sta già iniziando il mondo nuovo.