A PROPOSITO DELLA PREGHIERA DEL PADRE NOSTRO NELLA S. MESSA

Nella versione italiana della Bibbia, approvata ufficialmente dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) nel 2008, la penultima richiesta del Padre Nostro suona così: «E non abbandonarci alla tentazione». Questa nuova versione, subito recepita dalla rinnovata edizione italiana del Lezionario romano, non è ancora entrata nell’ordinamento della S. Messa in lingua italiana in attesa della nuova edizione del Messale romano. Di recente, durante l’ultima assemblea generale della Cei, tenutasi a Roma nel novembre 2018, i Vescovi Italiani hanno approvato l’edizione italiana rinnovata del Messale romano, che per essere promulgata ed entrare in vigore dovrà prima passare dalla Congregazione del Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti per la necessaria «confirmatio». Tra gli elementi approvati c’è anche il mutamento da «e non ci indurre in tentazione» a «e non abbandonarci alla tentazione» della 6a richiesta del Padre Nostro e l’inserzione di “anche” («come anche noi li rimettiamo») nella richiesta immediatamente precedente. Alla base di questo mutamento testuale che, andando a toccare l’uso liturgico, è destinato a modificare anche l’apprendimento mnemonico e la pratica della preghiera del Signore al di fuori della S. Messa, sta l’intento di superare un possibile fraintendimento del testo finora in uso, che papa Francesco ha riassunto così: «Non è Dio che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto, un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito».

Perciò fino all’entrata in vigore della nuova edizione del Messale romano (di cui non è fissata, al momento, una data certa) si continuerà a pregare il Padre Nostro con il testo attualmente in uso («e non ci indurre in tentazione»).