Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare” (Luca. 9,13a)
I discepoli vedono il bisogno della gente e se ne fanno portavoce. Ma per Gesù questo coinvolgimento non basta: l’attenzione e l’interessamento sono importanti, ma non ancora il punto vero del fatto. Gesù non vuole solo sfamare la gente, ma compiere un segno rivelatore di come Dio vorrebbe il mondo: per Gesù il comprare va sostituito con il condividere. Questo significa che devono cambiare le relazioni, con gli altri e con le cose.
E’ il grande significato dell’Eucaristia, che non solo dice una presenza di Dio, ma presenza che si fa pane spezzato e vita condivisa. Le cose che possiedi – fossero anche pochi pani e pesci – sono doni di Dio, da godere con gli altri, non a differenza degli altri.
Se anche i discepoli avessero comperato il pane, avrebbero compiuto un gesto di carità, non un segno che introduce nei rapporti una logica differente, in grado di rivelare un volto nuovo di Dio.
Non si tratta solo di prefigurazione simbolica dell’Eucaristia, bensì di una vera e profonda rivelazione di Gesù e della sua esistenza e, quindi, vera rivelazione del gesto eucaristico.
La distribuzione dei pani, l’ultima cena, la cena di Emmaus sono per Luca i pilastri che manifestano la logica dell’esistenza di Gesù: una vita in dono