“La vita dell’uomo non dipende da ciò che egli possiede” (Lc 12, 15b)
«Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù, che ha l’arte di intuire, di sorprendere, di cogliere ciò che sta dietro alla domanda, va al cuore della contesa e risponde che il problema non è l’eredità; il problema vero è la cupidigia, quell’avidità che Paolo, con parole dirette, chiama idolatria.
“Tenetevi lontani da ogni cupidigia, dall’avidità…” perché la vita non dipende dai beni, non è legata alle cose; invece si moltiplicano attorno a noi e dentro di noi le dipendenze.
E la massima dipendenza, che droga la persona, è la cupidigia, l’avidità.
Il grido d’allarme di Gesù è che la tua vita sia libera, che non dipenda da cose, perché allora è un’esistenza senza consistenza: le cose sono infatti un soffio, vanità delle vanità, un insieme di soffi.
E’ un’indicazione importante per noi, per la civiltà dei nostri tempi in cui tutto sembra dipendere dall’economia e dalla finanza. Gesù ci dice che il futuro del mondo non dipende da tutto questo.
Noi viviamo come la parabola dell’uomo ricco che fece un grande raccolto. Era già ricco: diventa ancora più ricco.
Il nostro tesoro , invece, sono le persone non le cose, il nostro vero tesoro è Cristo, nostra vita, sogno di un mondo bello e finalmente nuovo.