“Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (Lc 12, 37a)
Lo dobbiamo ammettere: l’attesa non è facile. Basta osservare la gente che fa la coda ad uno sportello, che attende il suo turno in un ambulatorio, che scruta l’albo delle affissioni per leggere i risultati di un esame o di un concorso.
- L’attesa mette alla prova la propria pazienza. Dopo un po’ si viene assaliti dai dubbi: Mi conviene continuare o è meglio che me ne vada? Non starò perdendo il mio tempo?
- L’attesa si rivela stressante. Per questo si fa qualcosa per ingannare il tempo, per avvertire di meno la stanchezza, per riuscire a superare la fatica.
- L’attesa può generare ansia o, addirittura, paura.
Venuto il mio turno. arrivato il momento, che cosa mi troverò davanti, che cosa mi accadrà?
Gesù ci invita ad attenderlo, ad attendere il suo passaggio, ad attendere il suo ritorno. E proclama “Beati” quelli che sanno restare vigilanti, quelli che non vengono meno… Questione di energie. di risorse, di forza d’animo.
Soprattutto questione di cuore, ci ricorda il vangelo. Si. dov’é il nostro tesoro, lì è anche il nostro cuore. Se vogliamo veramente bene a qualcuno, anche le incombenze più dure, più faticose ci pesano di meno.
Quando diciamo: “Mi sono dimenticato… mi è sfuggito…» molte volte dichiariamo, senza accorgercene, che quella cosa l’avevamo classificata come poco importante. ..
Ora il ritorno del Signore non é un episodio qualsiasi della nostra esistenza: è lì che confluisce la nostra speranza, è in quel momento che si gioca la nostra salvezza, la vita eterna. Ecco perché vale la pena di tenere gli occhi aperti e il cuore desto.