“Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio. All’infuori di questo straniero?” (Luca 17,18)
Una delle parole più piccole, ma più difficile da pronunciare. Oggi forse quasi sparita dal nostro vocabolario, assai rara nelle nostre relazioni … ma guardando al Vangelo espressione fuori moda in ogni epoca. Gesù si lamenta perché di dieci lebbrosi guariti solo uno torna indietro a ringraziarlo. Problema allora di oggi e di sempre. Il Maestro di Nazareth fa della gratitudine un ingrediente della fede, dicendo all’unico lebbroso che lo ringrazia: “la tua fede ti ha salvato”. Solo lui è guarito nel corpo e nel cuore. Senza la gratitudine allora per Gesù la fede non è matura.
Ma perché è così rara la gratitudine? Almeno per due ragioni.
La prima. Quanto più ci si concentra sull’accumulo delle cose e sulla ricerca dei benefici, tutto è dovuto; quando invece ci si concentra sulle relazioni con le persone, si avverte più facilmente che tutto è donato… e quindi si sente il bisogno di dire “grazie”. I nove lebbrosi ingrati si sono concentrati sul beneficio, mentre quello grato si è interessato anche al benefattore, cogliendo che la guarigione è un regalo.
L’altra ragione sta sui diritti derivanti dalla propria condizione. Non a caso nove sono giudei e uno samaritano. E Gesù lo sottolinea. “Nessuno all’infuori di questo straniero è tornato indietro a rendere gloria a Dio”. Per i nove giudei forse la guarigione era qualcosa di dovuto … per il samaritano un dono, una sorpresa! Gesù li guarisce tutti e non ritira ai nove il dono fatto … sarà l’amore stesso, lungo il tempo a vincere l’ingratitudine.