«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio» (Gal 4,4). Il Figlio mandato dal Padre ha posto la sua tenda a Betlemme di Efrata, «così piccola per essere tra i villaggi di Giuda» (Mi 5,1); è vissuto a Nazareth, cittadina mai citata nella Scrittura se non per dire: «da Nazareth può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46), ed è morto scartato dalla grande città, da Gerusalemme, crocifisso fuori delle sue mura. La decisione di Dio è chiara: per rivelare il suo amore Egli sceglie la città piccola e la città disprezzata, e quando raggiunge Gerusalemme si unisce al popolo dei peccatori e degli scartati. […] Nella città Dio ha posto la sua tenda…, e da lì non si è mai allontanato! La sua presenza nella città, «non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata» (EG 71). Siamo noi che dobbiamo chiedere a Dio la grazia di occhi nuovi, capaci di «uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze» (EG 71). Egli abita in mezzo al suo Popolo, cammina con esso e vive la sua vita. La sua fedeltà è concreta, è prossimità all’esistenza quotidiana dei suoi figli. Quando Dio vuole fare nuove tutte le cose per mezzo del suo Figlio comincia dal grembo di una donna piccola e povera del suo Popolo. È straordinaria questa scelta di Dio!