C’è un aspetto evidente di questi giorni, di cui noi TUTTI (parrocchiani e non) avevamo già coscienza, ma non così pienamente. Nel dolore profondo, intimo e personale che ciascuno di noi sta provando ADESSO, con addosso la silenziosa ma lacerante domanda “perché?” emerge INVECE prepotente, naturale e imprevista, la RICONOSCENZA al Buon Dio per aver donato don Pierangelo alla comunità della nostra Unità Pastorale.
Sono stati SEI anni densi di attività pastorale vivace e proficua; di celebrazioni liturgiche ordinate e significative; di incontri sempre accoglienti con uomini e donne, famiglie, bambini e giovani; di momenti di svago utili e necessari che hanno favorito la reciproca conoscenza… anche calcistica. D’altra parte, era stato chiaro fin dall’inizio che sarebbe successo qualcosa di grande per noi… bastava guardare il modo con cui gli amici di Pellestrina lo hanno accompagnato nei giorni del trasloco dall’isola a San Martino.
In questi SEI anni trascorsi con don Pierangelo abbiamo fatto L’ESPERIENZA DELLA FEDE perché lui non ci ha parlato della fede ma ce l’ha fatta vedere.
E siccome la fede è l’esperienza del riconoscimento di una Presenza, della Presenza di Gesù, don Pierangelo ci ha testimoniato questa Presenza a cui ha aderito in maniera così determinante per la sua vita.. Colpiva certamente il suo voler bene a Gesù ma di più ci ha segnato il suo farci vedere quanto Gesù lo abbia amato, reso “creatura nuova” e ancora di più in questo ultimo periodo della malattia “chi sono io (ci diceva ad una cena) per fermare tutto questo bene che vedo crescere attorno a me?”… e l’origine di quel bene non era a noi sconosciuta. E’ questa la sua testimonianza che ha mosso il nostro cuore, fino a venire qua oggi. Ciascuno di noi conserverà caro il ricordo di un suo gesto, un sorriso, una parola, un silenzio, il ricordo di uno sguardo buono, accogliente e premuroso. Oggi cresce anche la gratitudine ai suoi genitori per averlo reso uomo così.
Noi, Chiesa, siamo grati a loro per questo dono.
Due settimane fa, gli chiedevo con un messaggio se potevo andare a trovarlo in ospedale “perché questa amicizia era diventata sempre più significativa e autorevole per me” come per tanti altri, e avendo peraltro la necessità di confrontarmi con lui proprio sull’origine di questa autorevolezza… ci siamo quindi commossi insieme quando poi in ospedale abbiamo riconosciuto che l’autorità è una persona che rende “più limpida e semplice e perciò più pacifica” la risposta che Gesù dà ai desideri del mio cuore… e non erano forse queste le dote umane e perciò cristiane di don Pierangelo: lui era più limpido e più semplice e COSI’ ci ha consegnato la pace di Cristo… ecco l’origine della mia, della nostra amicizia autorevole.
Per l’esperienza personale e comunitaria fatta in questi anni, aiutaci don Pierangelo a continuare a godere di questa risposta “limpida e semplice e perciò più pacifica” di un cammino umano con Gesù… Grazie don Pierangelo.
Andrea Venerucci