L’evangelista Giovanni narra l’incontro nel quale Gesù guarisce un cieco, dandogli forma di mistagogia battesimale, cioè di progressivo cammino di fede del battezzato. Sono presenti anche personaggi che, pur ascoltando l’annuncio del gesto di Gesù verso il cieco e pur vedendone gli effetti, rifiutano di aderire alla fede in Lui.
C’è un uomo immerso nelle tenebre fin dalla nascita, nato cieco, mai vista la luce. Subito l’interrogativo dei discepoli: ‘di chi è la colpa di quella cecità’?
Gesù apre un’altra prospettiva: “perché in lui siano manifestate le opere di Dio”!
[In lui simbolo di ogni uomo partecipe della condizione di Adamo, Gesù farà risplendere la luce della sua grazia, argomenterà san Paolo nella lettera ai Romani. E nella Veglia pasquale la Chiesa canterà: “Felice colpa che meritò ‘un così’ grande salvatore”].
Se la condizione dell’uomo è ‘tenebra’, Gesù si presenta come ‘luce’ che vince quelle tenebre. È lui che prende gratuitamente l’iniziativa coinvolgendo il cieco in un procedimento che lo porterà alla luce. Il suo cammino inizia nel segno della purificazione, simboleggiata dall’andare a lavarsi nella piscina dell’Inviato, come preghiamo nel salmo 51/50,4: “Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato, rendimi puro”. “Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”.
Il dono è stato dato/ricevuto. Ora inizia il cammino di fede: da chi viene quel dono?
Giovanni ci prospetta tre risposte diverse di fronte al gesto operato da Gesù.
* “Noi sappiamo”. I giudei orgogliosi pretendono di sapere, quindi ignorano e negano. Non giungono a sapere “di dove Gesù sia” cioè a scoprire che egli viene da Dio.
* “Non sappiamo… chiedetelo a lui”. I genitori timorosi constatano il miracolo ma non si esprimono su Gesù, per timore.
* “Credo, Signore! E si prostrò dinanzi a lui”. Il cieco, con la sua disponibilità all’incontro con Gesù e l’obbedienza alla sua parola, giunge gradualmente a credere in Gesù dandone progressivamente testimonianza. Di Gesù dirà infatti: “E’ un profeta; mi ha aperto gli occhi; se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Commovente il momento finale culminante nell’incontro a tu per tu con Gesù. “Gesù gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”.
Gli altri, ostinatamente increduli, avevano riconosciuto al cieco guarito la disponibilità a diventare discepolo: “Tu sei suo discepolo”.
Ed eccolo ora, lui che, prima cieco e simbolicamente avvolto dalle tenebre, ora, lavato e illuminato, è nella luce, l’unico che ‘vede’ e riconosce in Gesù il Messia (Figlio dell’uomo) e Signore.
Anche l’apostolo Paolo annuncia la trasformazione radicale che il battesimo opera nei credenti in Cristo: “un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”, trasformazione interiore che si manifesta “in ogni bontà, giustizia e verità” e nel passaggio dal dormire della morte allo svegliarsi nell’aver parte alla risurrezione di Cristo grazie al dono permanente dello Spirito che è significato dall’unzione crismale, come per Davide: “Lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi”.
Come canta il salmo, il battezzato è accompagnato dai doni del Signore: abbeverato con l’acqua di sorgente che è il dono dello Spirito, alimentato dal pane dell’Eucaristia, guidato per la giusta strada con la luce della Parola e accolto alla fine del cammino nella sua Casa.
Diciamo anche noi al Signore: “Tu sei con me… bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita” nell’attesa di “abitare per sempre nella Casa del Signore”.
+ Adriano Tessarollo