Domenica della Parola
A tutti è data la Buona Notizia: Cristo è venuto in mezzo a noi per salvarci. È responsabilità di ognuno rispondere con gratitudine, accogliendo la Sua Parola, e lasciando che trasformi il nostro modo di pensare e di agire, fino ad identificarci con Lui.
A proposito della ‘Domenica della Parola’: una riflessione. Ricordo quanto gli Apostoli san Pietro e san Giacomo scrivevano alle loro comunità a proposito della Parola di Dio.
Scrive san Pietro: “amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna” (1Pt, 1,23).
E aggiunge san Giacomo: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi” (Gc 1,21-22).
La Parola di Dio è il fondamento della nostra rigenerazione spirituale, quella rigenerazione che ci fa tutti fratelli rigenerati alla medesima vita divina. E’ una Parola che può portarci alla salvezza, ma deve essere ‘accolta con docilità’ e praticata, e quindi ascoltata e conosciuta.
La Parola di Dio “sorgente pura e perenne della vita spirituale”
La Parola di Dio ha un posto centrale nella nostra vita spirituale. Senza il contatto trasformante con la Parola di Dio non può esserci autentica vita spirituale.
Ci richiama il Concilio (Costituzione dogmatica Dei Verbum n. 21): “Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro; nella Parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere per i figli della Chiesa, sorgente pura e perenne della vita spirituale”.
Il punto di partenza per capire questo rapporto tra Parola di Dio e spiritualità va cercato nel senso che attraverso di essa Dio si dona a noi per renderci partecipi della sua stessa vita. Nella Parola Dio ci raggiunge e “conversa” con noi per stabilire un dialogo e un rapporto di amicizia. Nella Parola egli non solo fa conoscere la sua volontà ma comunica Sé stesso perché l’uomo, a sua volta, possa entrare in comunione con lui e vivere della sua vita divina. Vivere da amici di Dio significa dunque lasciarsi trasformare dalla Parola quale sacramento di Dio.
Consapevole di questa centralità della Parola nella vita cristiana, la Dei Verbum ricorda che “la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di proporlo ai fedeli” (n. 21).
Fin dalla chiesa primitiva il Corpo di Cristo e la sua parola venivano posti spesso sullo stesso piano, come invita s. Clemente Alessandrino “Nùtriti del seme di vita contenuto nella Bibbia, come dell’Eucaristia”, cui fa eco s. Ignazio di Antiochia: “Mio rifugio è il Vangelo, che è per me come la carne di Gesù”, per concludere con san Girolamo: “Noi mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue nella divina eucaristia, ma anche nella lettura della Scrittura”.
San Giovanni Crisostomo parlava così al suo popolo: “Alcuni di voi dicono: “Io non sono un monaco” ( …). Ma è qui che vi sbagliate, perché credete che la Scrittura riguardi solo i monaci, mentre essa è ancor più necessaria a voi fedeli che siete in mezzo al mondo”. E ancora esortava i padri di famiglia con queste parole: “Quando ritornate a casa dovreste prendere la Scrittura e con vostra moglie, coi vostri figli rileggere e ripetere insieme la parola ascoltata in chiesa”. “Ritornate a casa – dice ancora sempre rivolgendosi ai padri di famiglia – e preparate due tavole, una coi piatti del cibo, l’altra coi piatti della Scrittura; il marito ripete ciò che è stato letto in chiesa… Fate della vostra casa una chiesa”.
Che questa giornata ci renda tutti più desiderosi di trarre dalla Parola di Dio forza e luce e consolazione per la nostra vita quotidiana, specie nei momenti più difficili e tribolati.
+ Adriano Tessarollo