Gesù contrappone due tipi di comportamento religioso.
Il primo è quello degli scribi pretenziosi che si pavoneggiano ed usano la religione per farsi valere. Gesù riprende questo atteggiamento e lo condanna senza alcuna pietà.
Il secondo comportamento è invece quello della vedova povera che, agli occhi degli uomini, compie un gesto irrisorio, ma, per lei, carico di conseguenze, in quanto si priva di ciò di cui ha assolutamente bisogno.
Gesù loda questo secondo atteggiamento e lo indica come esempio ai suoi discepoli per la sua impressionante autenticità. Non ciò che è ammirato dagli uomini ha valore agli occhi di Dio; egli non giudica dall’apparenza, ma guarda il cuore (1Sam 16,7).
Gesù vuole che guardiamo in noi stessi. La salvezza – cioè la nostra felicità ora e per sempre – non è una questione di successo umano, e ancor meno di apparenze.
La salvezza domanda che ogni persona conformi le proprie azioni alle proprie convinzioni. In tutto ciò che fa, specialmente nella sua vita religiosa, dovrebbe sempre stare attenta a non prendersi gioco di Dio.
Scrive san Paolo: “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” (Gal 6,7).
Il Signore chiede la disponibilità a dare tutto in piena fiducia. Questa donna non ha nulla. È vedova, e dunque senza appoggio e senza risorse. È povera, senza entrate e senza garanzie. Eppure dà quello che le sarebbe necessario per vivere, affidandosi a Dio per non morire. Quando la fede arriva a tal punto, il cuore di Cristo si commuove, poiché sa che Dio è amato, e amato per se stesso.
Il futuro della Chiesa è nelle mani di chi pone piena fiducia nel Signore.
Insegnamento catechistico
Il cristiano è colui che confida nel Signore
sia nei momenti di gioia, sia nei momenti di difficoltà.
Tutto ciò che abbiamo, anche se ottenuto col nostro lavoro,
è dono Suo, e l’amore per Dio e per i fratelli
ci spinge a condividerlo con chi ne ha bisogno.