“Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc. 9,162)
Per Gesù stanno per compiersi i giorni della dipartita.
Lo attendono ore non facile e per questo egli rende di pietra il suo volto a indicare fermezza e forza. Anche il rigetto di un villaggio samaritano non lo sconvolge. Tuttavia propone a tre individui intenzionati a seguirlo l’esigenza e l’urgenza della sequela senza compromessi o patteggiamenti. Alle parole rivolte al primo si ricava che il futuro non può essere atteso come se portasse una situazione esistenziale di tranquillità, poiché contrasta con la sorte del Figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo.
Al secondo offre una luce sul presente, pieno di impegni anche buoni, dei quali però non si riesce a capire quale sia il fondamentale.
Gesù afferma che c’è una cosa necessaria: annunciare il Regno, che porta la vita vera. Al terzo avverte che il passato non può prevalere sul presente; esso non deve riaffiorare per impedire di vivere il momento attuale in cui Dio chiama all’impegno apostolico. L’uomo attento non si volge indietro, ma cammina in avanti, perché ha messo mano all’aratro ed è pronto a dissodare il terreno per impiantarvi e farvi crescere il seme del regno di Dio annunciato e portato da Cristo.