Caro don Pierangelo, non più di qualche giorno fa mentre qualcuno ti assicurava la preghiera per la tua guarigione, tu prontamente rispondevi: ‘Preghiamo perché il Signore ci aiuti ad accettare la sua volontà’. Così tu stesso oggi aiuti anche noi a dire: “Sia fatta la tua volontà”, senza porci tante altre domande e a guardare alla sua volontà che in te si è compiuta, alla luce della Parola di Dio che illumina tutti i nostri interrogativi, che anche noi come Giobbe, vorremmo rivolgere a Dio. Abbiamo ascoltato le prime parole che l’apostolo Pietro ha rivolto alla gente di Gerusalemme che avevano ‘fischiato’ (si direbbe oggi) Gesù stesso e le sue promesse proprio mentre egli stava morendo innalzato sulla croce tra i malfattori e comunque come un impostore e ingannatore della gente con le sue promesse.
“Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: ‘Gesù di Nàzareth… che voi, per mano di pagani, avete crocifisso e ucciso…Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte’. Pietro ha applicato le parole del Salmo a Gesù. Ora anche noi, guidati dalla parola di Gesù che assicurava i suoi discepoli che dove stava per andare Lui nell’imminenza della morte/risurrezione, lo avrebbero seguito anche loro, riferiamo a te, don Pierangelo, che hai seguito il Signore Gesù in vita e in morte, le parole dello stesso Salmo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita al sepolcro, né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. E’ questa la speranza che nasce dalla fede in Gesù e nelle sue promesse che ci da consolazione, caro don Pierangelo, nella perdita della tua bella e buona presenza e della tua preziosa opera di presbitero nella nostra Chiesa.
In questi ultimi tempi, specie in questi ultimi giorni, ti abbiamo visto, come dice san Paolo, ‘sospirare come sotto un peso’, perché tutti ‘non vogliamo essere spogliati del nostro corpo mortale’. Ma sempre ti abbiamo visto anche ‘pieno di fiducia nel Signore … sforzandoti di essere a lui gradito’. E hai espresso questa tua fiducia senza ribellione che continuava a manifestarsi in quel tuo abituale sorriso che illuminava sempre i tuoi occhi, finché ne hai avuto la forza. E ci lasci questa immagine di te stesso: dotto e pio, benevolo e prudente, paziente e sereno, servizievole e umile e sempre nella gioia, non ingenua e superficiale, ma evangelica.
Il Signore ti ha scelto e ti ha costituito ministro e pastore in questa nostra Chiesa, perché tu qui portassi un frutto duraturo. Questo frutto rimarrà nella nostra Chiesa e nel cuore di tante persone che ti hanno incontrato, che tu hai amato e servito e che hanno potuto vedere in te non solo un servo del Signore ma un innamorato di Gesù e del suo Vangelo. Grazie per i quasi 26 anni del tuo ministero sacerdotale tra di noi, e di questi quasi 11 anni nei quali hai accompagnato con umiltà, sapienza e obbedienza il mio ministero di vescovo qui a Chioggia. Cari familiari, confratelli e amici, aggrappiamoci alla fede e alle parole di sant’Agostino, in occasione della morte della mamma, per dire anche noi al Signore: “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo perché l’hai donato…”. Amen.
+ Adriano Tessarollo
San Martino, 12 febbraio 2020