La pagina del vangelo di Giovanni ci racconta il settimo e ultimo dei grandi ‘segni’ compiuti da Gesù e narrati in questo vangelo. Sono tutti ‘segni’ narrati in modo da condurre la comunità che legge questo vangelo alla confessione della fede… “Questa malattia non è per la morte… ma perché credano che tu mi hai mandato”, esordisce Gesù all’annuncio della malattia dell’amico Lazzaro.
Ma guardiamo più da vicino il ritratto di Gesù che esce da questo racconto.
Di lui si dice che “amava Marta e sua sorella e Lazzaro”; Egli parla di Lazzaro chiamandolo “il nostro amico”, come pure quando vanno ad annunciargli la malattia di Lazzaro gli dicono: “colui che tu ami è malato”.
Quando poi incontrò Maria e la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, “si commosse profondamente e fu molto turbato”, e una volta giunto al sepolcro “Gesù scoppiò in pianto”, tanto che i Giudei dissero: “Guarda come lo amava!”; e ancora si aggiunge che prima di pregare il Padre fu “ancora una volta commosso profondamente”.
La vita di Gesù dunque è stata intessuta di relazioni di affetto e di amicizia, la cui rottura ha provocato anche in lui sofferenza, pianto e condivisione.
Emerge poi un Gesù che non teme di farsi presente anche se sa che la sua vita lì, a Gerusalemme, correrà un serio pericolo: “poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. Un Gesù che prega con fiducia il Padre: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto…”.
La conclusione è che “Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui”.
Qual è la nostra fede in Gesù? Fede piena come quella di Marta?
Gesù chiede oggi a noi, come a Marta, sorella di Lazzaro: “Credi tu questo?”.
Siamo pronti anche noi a rispondere come Marta: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Colui grazie al quale si realizza la grande visione del profeta Ezechiele: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete… aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri… L’ho detto e lo farò”.
Grazie al dono dello Spirito che abita in lui, il battezzato, in unione a Gesù, condivide la condizione di ‘figlio di Dio’, partecipa alla sua stessa vita divina, alla vittoria sulla morte, come è stato per Gesù, ‘risuscitato dai morti’.
Vincitori quindi sul peccato e sulla morte, per mezzo dello Spirito in unione a Cristo. Anche in momenti difficili, col salmo 129 diamo spazio alla preghiera fiduciosa nel Padre, come ci ha insegnato Gesù, “perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione”.
+ Adriano Tessarollo