Gesù annuncia ai suoi discepoli che di lì a poco dovrà soffrire, morire e risorgere. Ma i discepoli non capiscono e temono che gli avvenimenti futuri scombinino le loro certezze. Così, impauriti e incerti, si preoccupano di stabilire chi sia tra loro il più grande: una specie di “gara” per accaparrarsi il premio di “più bravo” e poter occupare un giorno il posto di Gesù… che a Gerusalemme sarebbe stato certamente riconosciuto Messia dai capi dei Giudei.
Gesù intuisce che la rivalità tra i suoi amici li sta facendo diventare disumani, e con grande pazienza torna ad istruirli. Li chiama accanto a sé e li invita a capovolgere il loro modo di pensare: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
Se nella comunità dei cristiani c’è un primo posto, esso spetta solo a chi pensa agli altri non come avversari da battere, ma come fratelli da abbracciare, come si fa con un bambino. Il Signore Gesù ci insegni a prendere sul serio il suo invito a diventare servi di tutti, per diventare simile a Lui che è venuto nel mondo per servire e non per essere servito