SULLA ROCCIA DELLA PAROLA»

Breve Lectio sul brano evangelico Matteo 7,21-27

Siamo alla fine del discorso della montagna che occupa tre capitoli del vangelo di Matteo e che ci mostra Gesù come il nuovo Mosè che consegna al suo popolo la legge nuova, l’evangelo del regno. Questi tre capitoli sono centrali: vi troviamo le beatitudini, la strada della vera felicità; l’invito ad essere sale della terra e luce del mondo; una nuova visione della legge che porta a compimento quella antica; la preghiera di Gesù, un nuovo modo di intendere il digiuno, la povertà, le relazioni. La metafora della casa sulla roccia chiude il discorso della montagna con l’invito perentorio a vivere tutto questo. Gesù denuncia una divisione che possono vivere i cristiani: c’è chi parla continuamente di Dio (“Signore, Signore”) ma poi cammina nella vita su altre strade; c’è chi si illude di lavorare per il Signore (“Abbiamo profetato, fatto miracoli, cacciato i demoni nel tuo nome”) ma poi nel giorno della verità scopre di non essere conosciuto da Dio.

È il rischio di usare il vangelo come un’etichetta, un’appartenenza esteriore ma che non tocca la mia vita. Il vescovo Tonio Bello diceva: «Abbiamo fissato il crocifisso sulle pareti delle case ma non sempre l’abbiamo fissato su quelle del nostro cuore».

Non bastano le liturgie solenni, le preghiere e le processioni dove diciamo “Signore, Signore”; finché il rapporto con Dio non tocca e non converte la nostra vita rischiamo di essere solo dei “ferventi atei”. Gesù non rimprovera il fatto di far fatica e di sbagliare, ma di separare la fede e la preghiera dalla vita. Se la Parola non cambia la vita siamo solo uomini e donne religiosi, ma non discepoli del “Padre mio che è nei cieli”.

È molto chiaro Gesù: fare la volontà di Dio, cioè vivere quel vangelo che ascoltiamo, è il compito che ci viene affidato. Molti anche oggi dicono: «L’importante è fare del bene», come se si trattasse di mettere un’etichetta cristiana su quello che facciamo a prescindere da Dio e dal vangelo. Gesù ci dice che è importante fare la volontà di Dio e questa Gesù l’ha descritta nel suo lungo discorso della montagna.

Tutti corriamo il rischio di ascoltare la Parola che viene proclamata ogni domenica, ma di metterla subito da parte. Tutti rischiamo di confondere il bene, il servizio, anche la dedizione alla comunità con la volontà di Dio, senza discernere perché lo facciamo e come lo facciamo.

È suggestiva per una diocesi che si affaccia sul mare la metafora della casa costruita sulla sabbia e di quella costruita sulla roccia. Quante volte un forte temporale mangia la spiaggia e tutto quello che vi sta sopra. Non basta ascoltare la Parola ma bisogna “fare”, cioè vivere quella Parola.