27 ottobre 2024: XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LETTURE DEL GIORNO

SULL’ECO DELLA PAROLA DI DIO

Un mendicante cieco: l’ultimo della fila, un naufrago della vita, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada di Gerico.

Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù e si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Con Gesù c’è sempre un “dopo”. E Bartimèo comincia a gridare: Gesù, abbi pietà. Non c’è grido più evangelico, non c’è preghiera più umana e bruciante: pietà dei miei occhi spenti, di questa vita perduta.
Ma la folla fa muro al suo grido: taci! Il grido di dolore è fuori luogo. Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo.
Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano.

Invece il cieco sente che un altro mondo è possibile, e che Gesù ne possiede la chiave. Infatti il rabbi ascolta e risponde, ascolta e rilancia.
E si libera tutta l’energia della vita. Notiamo come ogni gesto da qui in avanti sembra eccessivo, esagerato: Bartimèo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi.
La fede è questo: un eccesso, un’eccedenza, un di più illogico e bello. Qualcosa che moltiplica la vita. Cristo guarisce tutta l’esistenza.
Il cieco comincia a guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nella voce che lo accarezza. Guarisce come uomo, prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui. Qualcuno lo tocca, anche solo con la voce. Ed egli esce dal suo naufragio umano: l’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore.
La guarigione di Bartimèo prende avvio quando «balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo. Anche noi cristiani ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull’eco della Parola di Dio.

  

Oggi festeggiamo il giorno della dedicazione delle nostre chiese.
Partecipando alla Messa possiamo ottenere l’indulgenza plenaria.